Per la rassegna #ContiPrivati, propongo un breve excursus su un tema che ha riguardato tutti/e in generale ma, ancora più da vicino, la mia generazione: la Crisi dei Mutui Subprime. Come mai, soprattutto la mia generazione?
Per un motivo molto semplice: chi è nato tra l’80 e l’85, a meno di non aver fatto il mantenuto, ha cominciato a lavorare massimo tra il 2005 e il 2010. All’epoca erano due, le parole d’ordine per ogni colloquio: “non hai esperienza”, o “c’è crisi”. E la crisi era esattamente questa dei subprime. Ma andiamo per ordine…
Genesi della Crisi Subprime
Riassumendo brutalmente: questa crisi finanziaria cominciò nei primi anni del 2000, negli Stati Uniti, a causa dei bassissimi tassi d’interesse per le compravendite immobiliari (se stai pensando al QE di Draghi… hai ragione); raggiunse l’acme tra il 2005 e il 2006, a causa dello sgonfiarsi della bolla immobiliare statunitense ed esplose tra il 2007 e il 2008. Due, furono gli episodi più eclatanti: il primo, tra febbraio e agosto del 2007, in cui andarono in rosso tutti gli indici delle borse azionarie mondiali; il secondo, nel settembre del 2008, in cui Lehman Brothers dichiarò bancarotta, seguita da Goldman Sachs e Morgan Stanley che non andarono in bancarotta, ma subirono perdite immani.
Cause profonde della Crisi Subrime
Però, volendo andare alla radice del problema, due furono le cause profonde della crisi:
Il mortgage-backed security
In pochissimi ne hanno parlato, ma il cuore del problema sta nei mortgage-backed security. Breve spiegazione: inventati dall’italo-americano Lewis Ranieri negli anni ’70, cambiarono le regole dei mutui ipotecari. Mentre prima, nell’affare dei mutui ipotecari, le parti erano solo due (il denaro andava dalla banca B al privato A, e poi tornava da A a B), con i MBS il mercato dei prestiti ipotecari si trasformò in una specie di colossale borsa, dove ognuno poteva comprare in qualsiasi momento delle partecipazioni ai mutui. Ranieri trasformò il prestito che il privato A otteneva dalla banca statunitense B, in un titolo che poteva essere rivenduto alla banca tedesca C, alla banca britannica D, eccetera fino all’infinito. Non solo: pensò di riunire tanti singoli mutui in un grosso pacchetto da cui poter poi tagliare delle fette da rivendere. Da allora solo formalmente chi compra case restituisce il mutuo ipotecario alla banca che lo ha erogato: di fatto il denaro finisce in tasca a chi ha ricomprato i titoli ipotecari. Cioè a banche di tutto il mondo, assicurazioni, fondi d’investimento e clienti dei fondi, che comprando hanno scommesso sul fatto che il maggior numero possibile di persone A sia in grado di ripagare i debiti contratti. In teoria è un buon affare per tutti: chi ha chiesto il mutuo può comprarsi una casa, l’acquirente di titoli incassa gli interessi e la banca ipotecaria non deve aspettare anni, prima di rientrare in possesso del denaro che ha prestato. E, avendo venduto il credito, può concederne uno nuovo. All’inizio tutto andò a meraviglia, ma a un certo punto negli Stati Uniti la domanda di MBS ha superato il valore dei veri e propri mutui ipotecari. Quindi occorreva emetterne di più. Così le banche hanno abbassato i criteri per l’erogazione dei mutui: hanno smesso di chiedere ai clienti la garanzia di un capitale di proprietà e di un buon reddito. Hanno cominciato a interessarsi alle fasce più povere della popolazione. Questo tipo di mutui è stato denominato subprime, di seconda scelta. Negli anni compresi tra il 2000 e il 2005 il loro volume è aumentato di 495 miliardi di dollari, fino a raggiungere i 625 miliardi. Impacchettati insieme ai crediti di prima scelta concessi a clienti solvibili come medici o avvocati, anche i mutui subprime sono stati trasformati in titoli.
Il risk-shifting
Anche in questo caso, ne hanno parlato in pochi ma qui si trova una parte fondamentale del problema: il risk-shifting descrive una situazione in cui la sanità finanziaria di una società anonima, o una srl, è così cattiva che porta i suoi dirigenti a accrescere considerevolmente i rischi che pesano sulla propria impresa. Ciò dipende dal fatto che in una società anonima la responsabilità degli azionisti è limitata alle somme che hanno investito all’inizio. Sono quindi completamente indifferenti alla dimensione del fallimento della loro società. Per loro, che la società fallisca con una perdita di 100 € o 100.000 € non cambia nulla. Hanno perso tutto e nessuno può reclamare loro più di quello che hanno messo all’inizio: al contrario, la dimensione del fallimento è importante per l’insieme delle altre parti in causa (fornitori, banche, dipendenti). Se vuoi approfondire l’argomento, leggi al link.
Info utili sulla Crisi Subprime
Per tutte le anime belle: se ancora non vi è chiaro, vi esorto a pensare che la crisi dei mutui subprime è l’evento economico più importante, avvenuto dopo la Seconda Guerra Mondiale, nei numeri, e la caduta del Muro di Berlino, in termini politici. Ed è importante perché, oltre alle perdite incredibili (l’Asian Development Bank ne ha stimato l’ammontare in 50 mila miliardi di dollari!), ha sancito lo spostamento dell’asse finanziario ad Oriente. Pertanto il mio suggerimento è di approfondire. A tal proposito, ecco di seguito una lista di risorse, guide e informazioni utili:
- subprime mortgage crisis;
- storia della crisi subprime;
- gli impatti sul mondo finanziario;
- dove sono finiti i nostri soldi (inchiesta della Zeit, tradotta da Internazionale, fatta molto bene);
- chi sono i responsabili della crisi finanziaria?
- 10 film che hanno raccontato la crisi finanziaria;
- la Grande Scommessa: film intelligente sulla crisi subprime;
- Titanic Europa: la crisi che non ci hanno raccontato (stra-consigliato);
- che fine hanno fatto i protaginisti della crisi?
La Crisi Futura
E oggi, come stiamo messi? Male. Almeno questo è ciò che ci dicono i dati: in Occidente, come in Oriente (vedi bolla cinese del 2015) le banche hanno imesso una marea di liquidità. E quando il denaro costa poco, la scintilla può arrivare da qualsiasi parte ed è ancora difficile da stabilire. Ad esempio, nasce un certo sospetto sui prestiti agli studenti americani (che hanno raggiunto cifre insostenibili), o sui debiti legati alle carte di credito che consentono di pagare gli acquisti a rate… vedremo. Per adesso, l’unica cosa che possimo fare è studiare quindi, ecco di seguito una lista di risorse, guide e informazioni utili:
- gli americani hanno il debito da carte di credito più alto di sempre;
- la lezione che non abbiamo imparato, a dieci anni dalla crisi;
- il sistema di mutui più folla mai visto;
- Goldman: una situazione simile non si vedeva dalla Grande Crisi;
- 6 prove che ci sarà una nuova crisi;
- recessione alle porte: le banche centrali dichiarano guerra ai mercati;
- 7 milioni di americani hanno smesso di pagare le rate delle auto in leasing;
- i segnali della nuova crisi;
- da una crisi all’altra.
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