Per la rassegna #LaCosaPubblica, ti stupisco con un argomento vintage: l’accesso della politica alle risorse finanziarie. Aahh… non lo senti anche tu, questo odore di Prima Repubblica?!?!
Concetti chiave
La democrazia costa. Stand elettorali; materiali da propaganda; mezzi per andare in giro; palchi e impianti audio. Senza parlare delle persone. Insomma: fare politica costa e difficilmente ci si può basare solo sulle libere donazioni. Anche perché le libere donazioni, creano la situazione spiegata nel punto successivo…
Con l’abolizione dei rimborsi elettorali, i finanziamenti sono diventati più opachi. Proprio così: dal 2013, anno in cui sono stati aboliti i rimborsi, è stato tutto un fiorire di think-tank e fondazioni, un po’ difficili da controllare. Esattamente come è difficile da controllare anche la cassa generata dai gruppi parlamentari (chiedi al M5S). Solo sul 2×1000, che costituisce una minima parte dei finanziamenti ai partiti, riusciamo ad ottenere un po’ di trasparenza in più.
Forse, in altre forme, i rimborsi elettorali potrebbe ritornare utili. Questo passaggio della nostra storia politica (o più correttamente, “antipolitica“), può darsi che era necessario. Però, passato il periodo di furore ideologico, potrebbe tornare utile reinserire i rimborsi, per i partiti più piccoli, o comunque per quei partiti che, di volta in volta, prendono pochi voti. È solo una timida proposta.
Link utili
Come al solito, il mio consiglio è di studiare: qui trovi un doc con vari link utili, che approfondiscono la questione meglio di come possa fare io. Enjoy 😉
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