Flessibilità lavorativa

Per la rassegna #LavoroConDignità, a cui tengo particolarmente, ti propongo un mini-approfondimento sul tema della flessibilità lavorativa e su quale sia la logica sottostante.

Concetti chiave

Il tasso di precarietà nel lavoro, è stato trasformato da fisiologico a sistemico. Lo so che sembra cinico, ma nel mercato del lavoro c’è tutta una parte di richiesta di lavoro “elastica”. In parole più semplici, si tratta di tutti quei lavori stagionali, o comunque a tempo determinato, a cui serve forza lavoro flessibile per poter coprire gli inevitabili buchi occupazionali. C’è tutta una letteratura scientifica a riguardo ma, dal mio punto di vista, questa visione regge quando il mercato del lavoro è costituito per la maggioranza da contratti stabili, mentre i contratti flessibili coprono la minoranza. Il problema sorge, come successo in Occidente a partire dagli anni ’80, quando crei un mercato fatto in maggioranza da contratti flessibili.

La piena occupazione, non utilizza gli stessi strumenti della flessibilità. Il punto è proprio questo: se vuoi ottenere la piena occupazione, utilizzi la spesa pubblica anche per sostenere l’inflazione salariale. Con la flessibilità, utilizzi il credito privato per sostenere la deflazione salariale. Inoltre, con la prima aumenterai le importazioni, mentre con la seconda aumenterai le esportazioni.

Le tappe della flessibilità lavorativa in Italia. Giusto un promemoria, a partire dagli anni ’80: taglio della scala mobile nel 1984 (governo Craxi); abolizione della scala mobile nel 1992 (governo Amato I); pacchetto Treu del 1997 (governo Prodi I); DL 368/2001 + legge Biagi del 2003 (governo Berlusconi II); decreto Sacconi che ha consentito accordi sindacali al ribasso rispetto ai CCNL + riforma Fornero del 2011 che ha modificato la legge 230 del 1962 (governo Monti); il Jobs Act con il suo decreto Poletti del 2014 (governo Renzi).

Più che la tecnologia, il problema per il lavoro è la delocalizzazione. Mi ha sempre affascinato il fenomeno del luddismo, soprattutto per la sua irragionevolezza. Se fosse vero, il lavoro per le persone si sarebbe dovuto fermare all’invenzione della ruota… ogni tecnologia porta con sé nuovi mestieri, o no? Più che il progresso tecnologico, penso che la delocalizzazione sia la vera causa della precarizzazione del lavoro. Quando un’azienda si può spostare dove vuole, fa ciò che vuole anche con i contratti della forza lavoro!

Link utili

Come al solito, il mio consiglio è di studiare: qui trovi un doc con vari link utili, che approfondiscono la questione meglio di come possa fare io. Enjoy 😉


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