Business dei Dati: come funziona?

Per la rassegna #FeudalesimoDigitale (che da anni tengo su twitter) propongo una breve guida sul business dei dati: come si fanno i soldi con i dati, o big-data che dir si voglia?

L’argomento è sdoganato da tempo: lo hanno definito capitalismo della sorveglianza ed è un modo evocativo, per dirci che esiste un gran bel business attorno ai nostri dati personali. Funziona così: utilizzando i motori di ricerca (come Google), o le piattaforme di social-network (come Facebook), tutti/e noi lasciamo una scia di dati. Dati che vanno dall’ultimo pantalone che abbiamo ricercato, al like sui selfie dei nostri amici che abbiamo cliccato. Tutti questi dati, dal momento in cui li rilasciamo con le nostre azioni online, non sono più nostri: vengono spacchettati per target di interesse, aggregati in maniera massiva (quindi non sul singolo utente) e venduti alle agenzie pubblicitarie, di marketing, di intelligence, ecc. Queste ultime, grazie alla mole imponente di dati, riescono a creare campagne pubblicitarie, di marketing, o di ricerca, più mirate e a soddisfare di più gli investitori paganti, perché vendono molti più beni. O almeno, era così all’inizio di questo baillame: oramai devi esserci per forza sul web, vendite o meno, altrimenti non esisti dal punto di vista commerciale.
Vorrei, però, che facessi attenzione ad un dettaglio: tutti i colossi dei big data guadagnerebbero già lautamente con le sole parole-chiave. I siti web li pagano per le aste sugli annunci basati sulle parole-chiave, le affiliazioni online e hanno anche i loro negozi online, dove guadagnano dalla vendita di prodotti. E allora, come mai la necessità di tracciare la nostra cronologia di ricerca, o tutti i luoghi in cui siamo stati? Perché queste piattaforme online si sono trasformate da agenzie web, in imponenti agenzie pubblicitarie: le più imponenti che il mondo abbia mai sperimentato!

Info utili sul business dei dati

Non so se è chiaro, ma stiamo parlando di un business pubblicitario su scala planetaria, che va al di là degli Stati. E va anche al di là di supposte e ancora velleitarie leggi sulla privacy (qui e qui trovi due esempi plastici di cosa succede con i tuoi dati). Come al solito, tocca studiare… per facilitarti, ti indico di seguito la consueta lista di contenuti e risorse utili per farti una tua idea:

Infine, vorrei segnalare un’iniziativa importante, che va esattamente nella direzione in cui, io penso, andremo in futuro: Weople. È ancora qualcosa di avveniristico e sono convinto che la questione non potrà essere risolta solo nel privato, ma si dovrà andare per forza sul terreno politico. Però, sono sicuro che è quella la direzione in cui si andrà a breve… ma gli dedicherò le mie attenzioni in maniera specifica 😉


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Commenti

9 risposte a “Business dei Dati: come funziona?”

  1. Avatar M∆B

    Un articolo che ci dà ulteriori spiegazioni su come monetizzare i dati personali.

  2. Avatar M∆B

    Se non bastasse ciò che ho scritto sopra, un articolo del NYT ci conferma come non ci sia reale bisogno di invadere la privacy, per monetizzare con la pubblicità.

  3. Avatar M∆B

    Siccome, come disse un saggio, “i fatti hanno la testa dura”, ecco che Google deve ritornare alla realtà 😉

    1. Avatar M∆B

      In questo articolo Google ci spiega meglio il “Privacy Sandbox”

      1. Avatar M∆B

        E in quest’altro articolo Google ci spiega come ha capito l’ovvio… non c’è fine alla faccia di bronzo!

  4. Avatar M∆B

    Ho già spiegato sopra come funziona la vendita dei dati, ma questo articolo di Markup ci dà qualche dettaglio in più.

  5. Avatar M∆B

    Segnalo un’altra iniziativa, la criptovaluta HUDI (HUman Data Income), che si pone sulla stessa scia della WEOPLE.

  6. Avatar M∆B

    Altra bella iniziativa da segnalare, per reclamare il diritto alla propria privacy, è Mine: da provare e tenere sott’occhio!

  7. Avatar • MB •

    Ulteriore servizio che si pone in scia dei tre precedenti (anche se il modello di business lo vedo un po’ deboluccio): ContentPass.

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