La Parola Imputtanita

“Purtroppo l’attuale periodo culturale è intercalare, se così si può dire, nell’evoluzione dell’umanità. In altri termini, è un abisso, un periodo di vuoto nel processo generale di perfezionamento umano, perché i rappresentanti di questa civiltà sono incapaci di tramandare ai loro discendenti alcunché di valido per lo sviluppo dell’intelligenza, questo motore essenziale di ogni perfezionamento. Così, uno dei principali mezzi di sviluppo dell’intelligenza è la letteratura. Ma a che cosa può servire la letteratura della civiltà contemporanea? Assolutamente a nulla, se non alla propagazione della parola imputtanita.

A mio avviso, il motivo fondamentale di tale corruzione della letteratura contemporanea consiste nel fatto che, a poco a poco, tutta l’attenzione degli scrittori si è spontaneamente concentrata non più sulla qualità del pensiero né sulla precisione con la quale può essere trasmesso, ma soltanto su una tendenza alla carezza esteriore, in altri termini alla bellezza dello stile, per arrivare in fin dei conti a ciò che ho chiamato la parola imputtanita. E, in effetti, capita a tutti di passare un giorno intero a leggere un libro voluminoso, senza saper ciò che l’autore abbia voluto dire, e di scoprire soltanto verso la fine, dopo avere perso del tempo prezioso (già troppo breve per far fronte agli obblighi della vita), che tutta quella musica poggiava su un’infima ideuzza: un niente, per così dire.”

“… Ridotti a questa miserabile comprensione della responsabilità e della portata reale dell’opera letteraria, gli scrittori attuali, nella loro ricerca esclusiva della bellezza dello stile, a volte si abbandonano a incredibili elucubrazioni, con l’unico scopo di ottenere la squisita sonorità della rima, come dicono loro, finendo con ciò di distruggere il significato, già di per sé molto tenue, di tutto ciò che avevano scritto… Questa grammatica artificiosamente inventata, il cui studio è obbligatorio dovunque per le giovani generazioni, è una delle cause principali del fatto che, presso gli attuali europei, si sviluppi uno solo dei tre dati indipendenti indispensabili per acquisire una sana intelligenza: il pensiero, che tende a prendere il primo posto nella loro individualità. Ora, come deve sapere ogni uomo capace di riflettere normalmente, senza il sentimento e senza l’istinto non si può costituire la vera comprensione accessibile all’uomo.”

“… Per riassumere tutto ciò che ho detto sulla letteratura della civiltà contemporanea, non posso trovare una definizione più indovinata di questa: essa è senza anima. La civiltà contemporanea ha distrutto l’anima della letteratura, come quella di tutto ciò a cui ha rivolto la sua benevola attenzione. Questa mia critica spietata di tale risultato della civiltà contemporanea è tanto più giustificata in quanto, se vogliamo credere ai dati storici assolutamente attendibili che ci sono giunti sin dalla più remota antichità, la letteratura delle antiche civiltà conteneva realmente tutto ciò che era necessario per favorire lo sviluppo dell’intelligenza umana, tanto che la sua influenza ancora si fa sentire sulle generazioni attuali. Secondo me, si può perfettamente trasmettere la quintessenza di un’idea mediante aneddoti e detti popolari elaborati dalla vita stessa.”

“… Secondo me, nulla più di quella specie di letteratura che ha preso il nome di romanzo ha contribuito a tale crescente indifferenza. Questi famosi romanzi consistono in descrizioni interminabili, delle varie forme di evoluzione di una malattia che si manifesta nei nostri contemporanei e si prolunga abbastanza a lungo, grazie alla loro debolezza e alla loro mancanza di volontà… questo stato psichico è morboso, indegno dell’uomo in genere e particolarmente avvilente per il sesso maschile e d’istinto lo guardano con disprezzo.”

“… Le esigenze della civiltà contemporanea hanno generato un’altra forma molto specifica di letteratura, che viene chiamata giornalismo. Non posso passare sotto silenzio questa nuova forma letteraria, perché, a parte il fatto che non porta assolutamente nulla di buono per lo sviluppo dell’intelligenza, essa è diventata, a mio avviso, il male dei nostri tempi, nel senso che esercita un’influenza funesta sui rapporti umani. Questo genere di letteratura si è molto diffuso in questi ultimi tempi perché – ne sono fermamente convinto – esso corrisponde meglio di ogni altro alle debolezze e alle esigenze determinate negli uomini dalla loro crescente mancanza di volontà. Finisce così per atrofizzare la loro ultima possibilità di acquisire i dati che permettevano loro, finora, di prendere più o meno coscienza della loro reale individualità – unico mezzo per raggiungere il ricordo di sé, fattore assolutamente indispensabile per il processo di perfezionamento di sé. Inoltre, questa letteratura quotidiana, priva di princìpi, isola completamente il pensiero degli uomini dalla loro individualità, di modo che la coscienza morale, che di tanto in tanto ancora appariva in loro, adesso ha cessato di partecipare al loro pensiero. E sono ormai privati dei dati che fino a quel momento avevano assicurato loro un’esistenza più o meno sopportabile, non fosse che nel campo dei rapporti personali. Per sfortuna di noi tutti questo genere di letteratura, che invade ogni anno di più la vita quotidiana degli uomini, fa subire alla loro intelligenza, già molto indebolita, un indebolimento ancora peggiore consegnandola inerme a ogni genere di inganni e di errori; essa li mette fuori strada a ogni passo, li distoglie da qualsiasi modo di pensare più o meno fondato e, invece di un giudizio sano, stimola e fissa in loro alcune tendenze indegne quali: incredulità, ribellione, paura, falso pudore, dissimulazione, orgoglio, e così via… durante i miei viaggi in Europa, ho spesso incontrato dei rappresentanti di questa letteratura contemporanea, che mi hanno fatto sempre la stessa impressione : quella di somigliarsi tutti come gocce d’acqua. Erano diversi soltanto per il loro grado di importanza, che dipendeva dall’organo letterario al quale essi collaboravano, cioè dalla fama e dalla diffusione del giornale o della rivista che pubblicava le loro elucubrazioni, o ancora dalla solidità della ditta commerciale alla quale apparteneva quest’organo, con tutti i suoi operai letterari… E sono queste le persone che scrivono sui giornali a proposito di ogni genere di verità e di scoperte scientifiche. Il lettore ingenuo, che non vede gli scrittori e non conosce il loro modo di vivere, si fa un’opinione sugli avvenimenti e sulle idee secondo i vaneggiamenti di questi letterati da strapazzo che non sono né più né meno che uomini malati e privi di esperienza, che ignorano completamente il vero significato della vita. Tranne rarissime eccezioni, in tutte le città d’Europa, quelli che scrivono libri o articoli sui giornali appartengono proprio alla specie di questi giovani sventati, che sono diventati tali per motivi ereditari o per loro debolezza specifica. Per me, non v’è alcun dubbio: fra tutte le cause delle anomalie esistenti nella civiltà contemporanea, la più evidente, quella che occupa il posto predominante, è proprio questa letteratura giornalistica, per l’azione demoralizzante e perniciosa che esercita sullo psichismo degli uomini. Peraltro, sono profondamente stupito che nessun ‘detentore di potere’ se ne sia mai accorto e che ogni Stato consacri, quasi più di metà del proprio bilancio, al mantenimento della polizia, delle carceri, dei municipi, delle chiese, degli ospedali, ecc… e che paghi innumerevoli funzionari, preti, medici, agenti della polizia segreta, procuratori, agenti per la propaganda, ecc, tutto ciò con l’unico scopo di salvaguardare l’integrità fisica e morale dei suoi cittadini, senza spendere un solo centesimo, né intraprendere una qualsiasi azione, per distruggere fino alle radici questa causa evidente di ogni genere di crimini e di malintesi.”


Passo dal libro “Incontri con uomini straordinari” di Georges Ivanovič Gurdjieff (1977, Adelphi Edizioni, pp. 14-25). Un libro molto sfizioso e che consiglio di leggere per primo, per chi volesse approcciarsi al “maestro di danza“. So che è polemico, però rispecchia bene il mio pensiero sui libri: non tutti sono buoni e, soprattutto, leggerli richiede molto tempo. A differenza di un disco, un film, o uno spettacolo qualunque, i libri prendono molto più tempo e in questo consiste la loro perniciosità. Sono oggetti di cui usufruire con prudenza e da produrre con un pizzico di vergogna: cosa che i miei contemporanei sembrano aver dimenticato, visto quanti ne scrivono…

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