Raccolta di dieci poesie – n.1

Per la rassegna #Cantami_o_Diva, dieci poesie che penso valga la pena leggere almeno una volta nella vita:

Clemente Rebora – Tempo

Apro finestre e porte
ma nulla non esce,
non entra nessuno:
inerte dentro,
fuori l’aria è la pioggia.
Gocciole da un filo teso
cadono tutte, a una scossa.
Apro l’anima e gli occhi
ma sguardo non esce,
non entra pensiero:
inerte dentro,
fuori la vita è la morte.
Lacrime da un nervo teso
cadono tutte, a una scossa.
Quello che fu non è più,
ciò che verrà se n’andrà,
ma non esce non entra
sempre teso il presente –
Gocciole lacrime
a una scossa del tempo.
***
Le poesie (Garzanti, 1999)

Dino Campana – Donna genovese

Tu mi portasti un po’ d’alga marina
nei tuoi capelli ed un odor di vento,
che è corso di lontano e giunge grave
d’ardore, era nel tuo corpo bronzino:
– Oh la divina
Semplicità delle tue forme snelle –
Non amore non spasimo, un fantasma,
un’ombra della necessità che vaga
serena e ineluttabile per l’anima
e la discioglie in gioia, in incanto serena
perché per l’infinito lo scirocco
se la possa portare.
Come è piccolo il mondo e leggero nelle tue mani.
***
Canti orfici e altre poesie (Garzanti, 2004)

Umberto Saba – La malinconia amorosa

Malinconia amorosa
del nostro cuore,
come una cura secreta o un fervore
solitario, più sempre intima e cara;
per te un dolce pensiero ad un’amara
rimembranza si sposa;
discaccia il tedio che dentro ristagna,
e poi tutta la vita t’accompagna.
Malinconia amorosa
nel giovane che siede
dietro un banco, che vede
chine sulle sue stoffe le più belle
donne della città; tormento oscuro
nel sognatore,
che, accendendosi già le prime stelle,
qualche lume per via,
sale pensoso di chi sa che amore
e che strazio la lunga erta sassosa
della collina,
dove le case con la chiesa in cima
paion balocchi; la città operosa
sfuma nell’orizzonte ancora acceso;
ed il suo orgoglio ingigantisce, leso
dalla vita, vicino alla follia.
Malinconia amorosa
della mia vita,
prima del cuore ed ultima ferita;
chi a cogliere i tuoi frutti
ama l’ombre calanti, i luoghi oscuri,
lento cammina, va rasente i muri,
non vede quello che vedono tutti,
e quello che nessuno vede adora.
***
Il canzoniere (Einaudi, 2014)

Vincenzo Cardarelli – Gabbiani

Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch’essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.
***
Opere (Mondadori, 1990)

Carlo Betocchi – Senza titolo

Io un’alba guardai il cielo e vidi
uno spazioso aere sulla terra perduta;
negletta cosa stava tra i suoi lidi,
tra gli spenti smeraldi oscura e muta.
Innumerevoli angioli neri vidi
volanti insieme ad una plaga sconosciuta
recando seco trasparenti e vivi
diamanti d’ombra eternamente muta.
Andava questo furioso stuolo
estenuandosi verso il fil d’occidente
e lo seguia un intenerito volo
di cerulee colombe alte e lente.
E apparvero, con le puntute ali
di bianco fuoco vivo drizzate e ardenti
gli angeli dalle vallate orientali,
le estreme piume rosee e languenti.
In un immenso lago alto e candido
nascean singolari fronde meravigliose,
le rovesce vallate un lume madido
di rugiade correa, fonde e muschiose.
E dentro i nostri cuori era come
dentro valli ripiene di nebbie e di sonno
un lento ascendere dello splendore
che poscia illuminò i monti del mondo.
***
Realtà vince il sogno (San Marco dei Giustiniani, 2003)

Sandro Penna – Senza titolo

La vita… è ricordarsi di un risveglio
triste in un treno all’alba: aver veduto
fuori la luce incerta; aver sentito
nel corpo rotto la malinconia
vergine e aspra dell’aria pungente.
Ma ricordarsi la liberazione
improvvisa è più dolce: a me vicino
un marinaio giovane; l’azzurro
e il bianco della sua divisa e fuori
un mare tutto fresco di colore.
***
Poesia italiana del Novecento (Einaudi, 2004)

Lucio Piccolo – Plumelia

L’arbusto che fu salvo dalla guazza
dell’invernata scialba
sul davanzale innanzi al monte
crespo di pini e rupi – più tardi, tempo
d’estate, entra l’aria pastorale
e le rapisce il fresco la creta
grave di fonte – nelle notti
di polvere e calura
ventosa, quando non ha più voce
il canale riverso, smania
la fiamma del fanale
nel carcere di vetro e l’apertura
sconnessa – la plumelia bianca
e avorio, il fiore
serbato a gusci d’uovo su lo stecco,
lascia che lo prenda
furia sitibonda
di raffica cui manca
dono di pioggia,
pure il rovo ebbe le sue piegature
di dolcezza, anche il pruno il suo candore.
***
Plumelia,  All’insegna del pesce d’oro, 1979

Juan Rodolfo Wolcock – A mio figlio

Abbi fiducia nella vita
e non nelle ideologie;
non ascoltare i missionari
di quest’illusione o quell’altra.
Ricorda che c’è una sola cosa
affermativa, l’invenzione;
il sistema invece è caratteristico
della mancanza d’immaginazione.
Ricorda che tutto accade
a caso e che niente dura,
il che non ti vieta di fare
un disegno sul vetro appannato,
né di cantare qualche nota
semplice quando sei contento;
può darsi che sia un bel disegno,
che la canzone sia bella:
ma questo non ha certo importanza,
basta che piacciano a te.
Un giorno morirai; non fa niente,
poiché saranno gli altri ad accorgersene.
***
Poesie (Adelphi, 1996)

Trilussa – La statistica

Sai ched’ è la statistica? È ‘na cosa
che serve pe’ fa’ un conto in generale
de la gente che nasce, che sta male,
che more, che va in carcere e che spósa.
Ma pe’ me la statistica curiosa
è dove c’entra la percentuale,
pe’ via che, lì, la media è sempre eguale
puro co’ la persona bisognosa.
Me spiego: da li conti che se fanno
seconno le statistiche d’adesso
risurta che te tocca un pollo all’anno:
e, se nun entra ne le spese tue,
t’entra ne la statistica lo stesso
perché c’è un antro che ne magna due.
***
Le più belle poesie di Trilussa (Oscar Mondadori, 2000)

Trilussa – Er compagno scompagno

Un Gatto, che faceva er socialista
solo a lo scopo d’arivà in un posto,
se stava lavoranno un pollo arosto
ne la cucina d’un capitalista.
Quanno da un finestrino su per aria
s’affacciò un antro Gatto: — Amico mio,
pensa — je disse — che ce so’ pur’io
ch’appartengo a la classe proletaria!.
Io che conosco bene l’idee tue
so’ certo che quer pollo che te magni,
se vengo giù, sarà diviso in due:
mezzo a te, mezzo a me… Semo compagni!
— No, no: — rispose er Gatto senza core —
io nun divido gnente co’ nessuno:
fo er socialista quanno sto a diggiuno,
ma quanno magno so’ conservatore!
***
Le più belle poesie di Trilussa (Oscar Mondadori, 2000)


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