Dopo quasi un anno, riesco a rivedere un film al cinema: è successo l’altro ieri, nella bella cornice di Santa Croce in Gerusalemme, grazie alla rassegna organizzata dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.
Il film in questione, “Napoli velata“, è una sorta di thriller psicologico che gioca sull’ambiguità e sul mistero, intrecciandoli simbolicamente con Napoli, città ambigua e misteriosa per antonomasia, che io amo. Il tutto condito con una sensualità a 360°, costante di tutta la filmografia di Özpetek: per me, rimane unico nel saperla gestire così bene, senza mai scadere nel volgare, o nel patetico e, soprattutto, unico nel restituirle una dignità realistica. Inoltre, Özpetek è un regista molto fine e in questo film, infatti, la regia è magistrale.
Purtroppo, però, non è sorretta da un’adeguata sceneggiatura: è forzata e si nota che i colpi di scena inseriti, servono a coprire la mancanza di idee. Alla fine ti rimane in testa la scena di sesso iniziale, carnale e al contempo elegante, e poco altro. Peccato perché, oltre al regista, anche gli attori sono bravi (spicca la Mezzogiorno) e la colonna sonora è puntuale. Fosse durato un po’ di meno, questo poteva essere un grande film… e invece rimane solo carino.
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