Il senso della vita è nella morte:
così capì il signor G
quando, della Fine, gli si aprirono le porte.
Il senso della vita è nella morte:
così capì Torquato, sul ciglio, impaurito, indeciso,
quando una pallottola gli illuminò il viso.
Il senso della vita è nella morte.
Il senso della vita è nella morte.
Il senso della vita è nella morte:
così Tullio non potè pensare,
quando nel sonno l’ultima goccia di vita stava per traboccare.
Il senso della vita è nella vita:
così pensavo, mentre capivo
il miracolo della vita per cui io sono vivo.
***
Scritta esattamente il 3 gennaio del 2003, a 21 anni. Questa è stata la mia prima composizione in rima e fu come una liberazione: infatti provai qualche mese prima, in pieno malessere universitario, ad esprimermi in prosa ma fu un disastro (tuttora considero il mio periodare in prosa, qualitativamente inferiore al mio periodare “simmetrico”) e non ci riprovai per un po’. Poi, accaddero una serie di morti che mi colpirono molto e non riuscivo a spiegarmi il perché. Questo componimento fu ciò che ne venne fuori e, a differenza di qualche mese prima, mi soddisfò.
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