Se la Mano del Dolore non contiene la Perla

Credits: ɱΔ8Ξ, 2016_09_17, “Le nuvole non possono annientare il Sole”, (Tropea)

Mio tesoro, il corpo è una locanda:

ogni mattina un ospite nuovo.

Non dire: “Un altro peso sul mio collo”,

o il tuo ospite tornerà nel nulla.

Tutto ciò che ti entra nel cuore è un ospite

del mondo invisibile: trattalo bene.

Ogni istante, ogni giorno un pensiero giunge

come un ospite di riguardo nel tuo cuore.

Anima mia, considera ogni pensiero una persona,

perché il valore di ogni persona è nel pensiero che essa nutre.

Se si presenta un pensiero doloroso,

pure prepara la strada alla gioia.

Spazza furiosamente la tua casa

affinché una gioia nuova possa apparire dalla sorgente.

Strappa le foglie secche dal ramo del cuore

perché nascano verdi foglie nuove.

Sradica la vecchia gioia affinché

una gioia nuova giunga dall’oltre.

Il dolore sradica la radice marcia

che era nascosta alla vista.

Qualunque dolore trascini via il cuore o lo perda,

lo rimpiazza con qualcosa di meglio,

sopratutto per chi ha la certezza

che il dolore è il servo dell’Intuitivo.

Senza il corruccio delle nuvole e dei fulmini,

le viti verrebbero bruciate dal sole ridente.

Buona e cattiva sorte sono ospiti nel tuo cuore,

come i pianeti che passano da un regno all’altro.

Quando qualcosa transita nel tuo segno, adattati

e sii armonioso come il segno dominante,

così che quando rincontrerà la luna

parlerà dolcemente al signore del cuore.

Qualunque dolore ancora ti giunga,

accoglilo con lieti sorrisi,

dicendo: “Mio creatore , salvami dalle sue offese,

ma non mi privare del suo bene.

Signore, ricordami di essere riconoscente,

non farmi provare rimpianto se il suo vantaggio finisce”.

E se la mano del dolore non contiene la perla,

lasciala andare e sii ancora contento.

Accresci la tua dolce pratica.

La tua pratica ti gioverà un’altra volta,

un giorno il tuo bisogno verrà improvvisamente appagato.


Poesia intitolata “La locanda” dal libro “L’amore è uno straniero. Poesie scelte di Jelaluddin Rumi”, di Kabir Edmund Helminski (2000, Casa Editrice Astrolabio, pag. 66-68). Il titolo è un mio libero ri-adattamento, visto che i titoli scelti nel libro originale sono arbitrari. Rumi è stato un mistico e poeta persiano, tra i più grandi mai vissuti su questa terra.


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