Documentario visto ieri sera al cinema/associazione culturale Kino. Confusione. Questa è l’impressione più forte che mi ha suscitato questo documentario. Non so se sia stata una precisa scelta della regista, forse per rendere meglio l’animo agitato della Merini. Sia come sia, è una scelta che non mi è piaciuta. Con un soggetto come la Merini, non c’era bisogno di insistere su questo lato della sua personalità, anche perché lei parlava di queste sue esperienze con il manicomio (dolorosissime e non capibili da chi non c’è passato) in modo molto cosciente, con la grazia di chi è riuscito ad andare oltre. Ecco, perché non parlare di quella grazia lì? Quando si riuscirà ad elevare l’arte dalle emozioni negative? Penso mai… comunque, Alda Merini mi è sembrata una donna di una dolcezza infinita. Devo approfondire la sua conoscenza.
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