Visto l’altro ieri sera al cinema Farnese di Roma, che consiglio caldamente perché ha sempre una bellissima selezione di film. Avevo già letto la graphic novel, omonima, da cui è tratto il lungometraggio e la sensazione con cui arrivi alla fine è uguale: cerchi di non pensarci. Alla morte. È l’antidoto con cui nasciamo tutti/e, uomini e donne. Questo fumetto/film d’animazione, però, non si concentra tanto sulla morte, quanto sull’anticamera della morte: la vecchiaia, che si è trasformata in un non-luogo dal secondo dopo-guerra in poi, in particolare dopo le rivoluzioni di “emancipazione” del ’68. Il bello di quest’opera è che ti mostra questo non-luogo nella maniera più concreta possibile, senza troppi moralismi.
Verrà un giorno, per tutti/e, in cui non riusciremo più a gestirci da soli ed è lì che verrà a galla come avremo curato gli affetti, le amicizie e soprattutto il nostro spirito. Per molti di noi diventerà inevitabile andare a finire in un centro di assistenza per anziani, perché i nostri figli, come succede adesso a noi, saranno occupati nelle loro faccende e affari. Non avranno tempo per noi. Questo film ti mostra, con grandissima delicatezza, come è la vita in questi centri. E come potrebbe essere con l’alzheimer che comincia a bussarti alla porta. Inoltre, cosa rara per una trasposizione cinematografica, rende benissimo quanto fatto nella graphic novel. Anche se, a onor del vero, ha smussato un po’ gli angoli più tristi, ma senza perdere la sostanza. Fatto benissimo e consigliatissimo!
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