9 – 10 Novembre. La Biennale. Un weekend bellissimo! E non solo per la Biennale, ma anche per Venezia. Sarò banale: per me rimane sempre incredibile. Ogni volta che torno, la trovo scioccante. Sarà perché non ci vivo. In più, abbiamo dormito a Padova da un amico. Altra bella sorpresa. Non c’ero mai stato. Padova è stupenda. Mi è sembrata simile a Bologna. Ma molto più curata e con una pace… una pace… ma voglio scrivere qualcosa sulla Biennale.
Non ho fatto in tempo a visitare, con la dovuta calma e cura, tutti i padiglioni. Un giorno è poco. Questo è certo. Parto dalla sezione che ho visitato meglio: il Palazzo Enciclopedico. Un’ottima idea. Esplorare il limite tra il desiderio di conoscere tutto e il punto in cui tutto ciò si può trasformare in ossessione. La sfida costante tra il soggettivo e il collettivo. Tra la propria ispirazione e lo spirito del tempo. Al centro la mente. Il bello è che sono stati messi insieme dilettanti e addetti ai lavori (complimenti al curatore, Massimiliano Gioni). Paura: in alcuni lavori ho rivisto un po’ della mia maniacalità. Per fortuna io mi limito al digitale. Personalmente, ho interpretato il tutto come una riflessione sul post-moderno. Nella continua sfida verso l’originalità, il post-moderno ha sancito la fine dei limiti temporali. Non esiste più antico, o moderno. Ammesso che siano mai esistiti. Il post-moderno lo ha solo reso palese: tutto è re-interpretazione. La questione è che, mai come in questo periodo storico, viviamo in un regime di iper-produzione. Siamo pieni di tutto. In tutti i settori. E quando si è troppo pieni, è come essere troppo vuoti. Vertiginosamente ci stiamo avvicinando al Vuoto. Al Nulla. La mente, abituata a catalogare in modo masturbatorio, ha istintivamente paura del nulla. Edè proprio il catalogare che la porta nel nulla. A me è sembrato che il curatore ci abbia voluto suggerire di non avere paura del nulla: è proprio apprezzando il vuoto, che si può risorgere. Forse, quando arriveremo ad apprezzare il vuoto, ad una Estetica del Nulla, si potrà mettere una pietra tombale su questo guazzabuglio che è il post-moderno.
I vari padiglioni nazionali non ho avuto il tempo di approfondirli. Ho visitato quello finlandese, egiziano e brasiliano. Ho visto un’enorme fila di fronte quello israeliano. Ho visitato l’Arsenale (posto incredibile!) in cui si trovava il padiglione Italia. Devo ammettere che non mi è sembrato niente male. Anche se non penso che l’idea del curatore sia stata centrata in pieno.
Chiudo elencando gli artisti che più mi hanno colpito:
- Augustin Lesage
- Laurent Montaron
- Jack Whitten
- Gianfranco Baruchello
- Vivian Sassen
- Nikolay Bakharev
- Odires Mlàszho
- Terike Haapoja
- Mattew Monahan
- Shinichi Sawada
- Papa Ibra Tall
- Pawel Althamer
- Lawrence Carroll
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