#ReferendumAtac: perché SÌ e perché NO

Domenica 11 novembre si voterà per un referendum che ritengo fondamentale per Roma, dove attualmente risiedo: il #ReferendumAtac. Il trasporto pubblico, insieme alla spazzatura e alla manutenzione stradale, penso siano i tre problemi fondamentali la cui soluzione, se mai sarà possibile, porrebbe le basi per il miglioramento della vivibilità della Città Eterna. Non mi dilungo sui dettagli del referendum, che trovi al link sopra e vado dritto al punto: perché si, perché no e cosa voterò io.

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Perché SÌ al #ReferendumAtac

Tra i vari contributi per il Si, tutti di matrice liberista (non per niente il referendum è stato proposto dai Radicali), quello più gettonato sui social-network è di Walter Tocci. Per chi non lo conoscesse, il Sig. Tocci è stato consigliere comunale a Roma dal 1985 al 1993; dal ’93 al 2001, è stato vicesindaco e assessore alla mobilità della magica Giunta Rutelli, per poi proseguire l’attività politica come parlamentare. È stato proprio lui l’artefice dello spacchettamento di ATAC e la successiva apertura ai privati tra il ’96 e il ’98, per cui ha ricevuto anche un paio di condanne in appello dalla Corte dei Conti per danno erariale: anche se, a onor del vero, va chiarito che da molti il suo intervento è stato giudicato migliorativo per il trasporto pubblico romano. Quindi, leggere lui che scrive di liberalizzazione dell’ATAC è un po’ come leggere del bue che scrive un articolo su quanto è cornuto l’asino… però, oggettivamente, è tra gli esperti più autorevoli della questione ATAC ed è doveroso riportare il suo contributo, che riassume bene il nocciolo del problema, chiarendone parecchi aspetti.

Perché NO al #ReferendumAtac

Tra i vari contributi per il No a questo #ReferendumAtac, di cui alcuni veramente scandalosi, gli unici che ritengo decenti sono due, il cui filo conduttore rimane quello socialista per cui, + privato = + sprechi e + costi per la cittadinanza. Eccoli:

Perché voterò due SÌ

Nonostante io, per quel che ne capisco, mi ritenga un keynesiano (quindi a favore di un “mirato” intervento dello Stato sul mercato), bisogna sempre distinguere ogni situazione, analizzandone la realtà dei fatti. E per ATAC i fatti sono due:

  1. l’azienda è già adesso nella procedura fallimentare in concordato, che inevitabilmente porterà l’ATAC alla privatizzazione (che non è uguale alla liberalizzazione, come giustamente fa notare Tocci). Il problema è che, portandola avanti così, sarà un processo sicuramente più opaco;
  2. ATAC, di fatto, è già privata! È privato il modo in cui viene gestita a monte, che con Alemanno ha toccato vette inarrivabili; è privato il modo in cui viene gestita a valle, con gli autisti che fanno un po’ come gli pare. Tra l’altro, a proposito di autisti, un dettaglio che farà la gioia degli intenditori: gli autisti ATAC saranno gli scrutatori del referendum che boicottano… un motivo in più per andare a votare 😉

Pertanto, anche se non rientra nei miei princìpi ideologici, mi tapperò il naso e voterò Si, perché almeno è un modo per uscire da questa impasse, nella speranza di sbloccarla. Però bisogna tenere ben presente che questo voto sarà solo l’inizio: la parte più importante verrà dopo, quando si tratterà di decidere sulla liberalizzazione (e lì toccheremo con mano, quanto i vari Magi hanno davvero a cuore il fatto che ATAC funzioni). Buon voto, qualunque sia la tua opinione.

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