King Crimson live @Auditorium Roma

Credits: Ξ8Δɱ, 2018_07_23, “King Crimson live @Auditorium Roma”

Dopo quasi due anni, finalmente un concerto… e che concerto!

È successo il 23 luglio sera, all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Come puoi notare dalla foto, la posizione non era delle migliori ma l’acustica non ne ha risentito minimamente: l’Auditorium è un grande luogo dove ascoltare musica, sicuramente tra i migliori in Italia.

I King Crimson non hanno bisogno di presentazioni. Infatti, mi limito ad appuntare solo alcune considerazioni sul concerto: 3 batterie (di cui un batterista, Jeremy Stacey, all’occorrenza diventava anche tastierista… IM-PRES-SIO-NAN-TE!), 1 basso, 2 chitarre, 1 tastierista e un polistrumentista ai fiati che suonava di tutto, dal sax alto/basso al flauto traverso (Mel Collins: più che un fiato, un vero e proprio polmone!). Insomma, una mini-orchestra rock impostata con un “wall of sound” per la sezione ritmica. Scelta stilistica decisa da un po’ di anni, forse, per stemperare uno dei grandi limiti dei KG: la leziosità. La musica di Robert Fripp (i KG sono, in buona sostanza, Robert Fripp) è sempre stata leziosa, tant’è vero che è lui, nel ’69, ad aver canonizzato il sotto-genere più lezioso del rock: il progressive. E mentale, nonostante le tre batterie, è stato il concerto, ma preciso che non lo scrivo in senso negativo, anzi: i KG, ormai da tempo, hanno una padronanza tale di ogni singolo strumento che non eseguono più progressive, ma una sorta di art-rock quasi senza genere, se non fosse per qualche piccolo richiamo sparso qua e là. Dalla classica, al jazz, passando per tutte le sfumature del rock, con i KG al volante la tua mente letteralmente vola, perdendosi nell’estasi musicale e non è poco, considerando che sono musicisti che suonano da quasi 50 anni mettendosi sempre in discussione. Dei giganti! Tre (ripeto: TRE!) ore di concerto, passate tutte d’un fiato (non mi è piaciuto solo l’arrangiamento di Epitaph: le tre batterie lo hanno reso troppo meccanico, per un pezzo di tale dolcezza melodica).

Infine, solo una chiosa su una scelta organizzativa particolare: non si poteva riprendere, o fotografare minimamente il concerto. Addirittura, prima del concerto hanno mandato a tutto volume un messaggio pre-registrato dove si spiegava, con aplomb tipica inglese, che non erano graditi né video, né foto e che sarebbe stato possibile farli subito dopo il concerto. E così è stato: c’erano addirittura vari assistenti (quelli che vedi in foto con la pettorina arancione) lungo ogni scalinata, che richiamavano chiunque facesse anche un solo movimento con il cellulare. Mi trovo d’accordo con questa scelta poiché, ormai, ad ogni concerto non riesci a vedere nulla perché sono tutti intenti a riprenderlo, soddisfacendo la loro idiozia che li porta a pagare un biglietto, per poi guardarsi il concerto sullo schermo di un cellulare… no comment. Non so quanto sia legale tutto ciò (perché se pago un biglietto, ho diritto a riprendere ciò che mi pare, o sbaglio?), ma sono d’accordo. E poi… cosa ti volevi aspettare da un gruppo che ha intitolato un proprio album “Discipline”?! 😉

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