Che Cosa sono Destra e Sinistra

Credits: Escher, "Drawing Hands", litografia, 1948
Credits: Escher, “Drawing Hands”, litografia, 1948

Siccome comincio ad essere stanco della vulgata, ormai in voga, per cui “destra e sinistra sono la stessa cosa”, voglio chiarire che no, non sono la stessa cosa. Perché sono categorie che sono sempre esistite, sempre esisteranno e non si può relativizzare tutto, altrimenti nei discorsi non si capisce più una mazza! Chi vuole approfondire il background storico lo può fare con facilità, qui voglio solo chiarire che personalmente considero di “destra” le politiche pro-capitale, anti-Stato sociale, orientate in senso liberista per ciò che riguarda la redistribuzione del reddito (insomma che rispondono al paradigma economico liberista, per cui basta lasciar fare al mercato, che poi ci pensa lui); mentre considero di “sinistra” le politiche pro-Stato sociale, che cercano di razionalizzare il capitale e orientare in senso interventista (e aggiungerei statalista) la redistribuzione del reddito. Per quanto riguarda i valori socio-culturali, termini come “conservatore”, o “progressista”, non vogliono dire nulla perché possono coesistere entrambi con ognuno dei due sistemi… ok? Ci siamo?

È vero che oggi, sia in Italia che in tutto il mondo occidentale, la destra e la sinistra parlamentari hanno appiattito le loro proposte di politica economica sui dogmi liberisti (differenziandole soltanto con qualche piccola sfumatura “cosmetica”), aderendo al cosiddetto “social-liberismo” per cui si privatizzano i profitti e si socializzano le perdite, prassi che ormai non conosce colore politico. Per chi volesse approfondire il concetto di social-liberismo, consiglio la lettura dei libri riportati al link. Vedasi anche Socialismo-liberale e Liberalismo-sociale.

Giusto per portare un esempio a noi vicino: le liberalizzazioni del Decreto Bersani con il Governo Prodi II (quindi molto prima della sinistra ultra-liberista renziana), che dà il senso di come nella prassi politica ci sia stato un appiattimento, almeno dalla seconda metà degli anni ’90, che ha portato l’opinione comune a sovrapporre queste categorie. Il che spiega anche come mai nella maggior parte delle democrazie occidentali le elezioni si chiudono sempre con un bel testa a testa. Però, tutto ciò non credo debba impedirci di utilizzare queste categorie nel loro significato reale, anche perché così facendo si butta tutto in caciara e mi sto convincendo sempre di più che non ci troviamo nel momento storico adatto alla caciara semantica: in quest’epoca di iper-comunicazione, riportare il dibattito pubblico verso un maggiore equilibrio, avvicinandolo ai fatti, è di fondamentale importanza e chi compie l’operazione opposta crea grossi pericoli per tutti/e.

Aggiornamento del 10/08/2018

Un dettaglio a cui non avevo pensato e che mi ha stimolato la lettura di questo post: il problema è che oggi, nella maggioranza dei casi, si identificano la destra e la sinistra con ciò che i giornali scrivono siano la “destra” e la “sinistra”. Pertanto, istintivamente, non si attribuisce dignità di pensiero a ciò che va al di fuori dell’agenda-setting stabilita dai media mainstream e si appiattisce tutto sulle categorie da loro imposte. Riporto un passaggio particolarmente significativo del suddetto post:

Tornando ai miei giovani amici, avrei potuto risponder loro che destra e sinistra sono due modi antichi e legittimi di intendere i rapporti sociali, ma che non devono necessariamente identificarsi ne «le destre» e ne «le sinistre» di cui scrivono oggi – non ieri, né domani – i giornali. E che il dramma delle migliaia che entrano nel nostro Paese non è più urgente di quello delle migliaia che lo lasciano, dei milioni che non possono o non vogliono partire e dei miliardi che, in generale, non hanno la fortuna di riscaldare il cuore o l’interesse della grande «opinione». E ancora, che il problema dei soldi pubblici si colloca nella loro definizione e giurisdizione, non nella loro quantità. Sono sicuro che avrebbero compreso senza fatica queste e altre nozioni, ma non altrettanto che avrebbero riconosciuto loro la dignità di esistere al di fuori del cono di luce del riflettore mediatico. Perché il merito è accessibile solo a patto che il metodo ne autorizzi l’inclusione. Temo perciò che sarebbe servito a poco.

Il Pedante

Aggiornamento del 20/08/2019

Una serie di video, che spiegano ulteriori dettagli della questione:

Credits: playlist dal mio canale youtube
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